Premessa sulla rubrica, penso che tutti sappiate che sono la fan numero 1 di Panini, o così almeno dissero la scorsa Lucca alla loro conferenza quando m’alzai a fargli le domande. Mi fecero pure fare un applauso! Il “Mon Amour” inoltre ricorda uno degli scempi più atroci che tentarono di fare i loro titolisti (amici intimi di quelli che traducono i titoli dei film per il mercato italiano) ai danni di Hataraki Man di Moyoco Anno. All’inizio doveva chiamarsi Tokyo Mon Amour, ma vista la reazione a dir poco schifata di mezzo pubblico presente allora al teatro San Girolamo di Lucca, pensarono bene di cambiarlo. Si passò da Tokyo Mon Amour a Tokyo Style, il miglioramento fu proprio lieve, ma non si può pretendere troppo. In ogni caso il Mon Amour ormai è storico.
Finita questa inutile premessa, torniamo all’argomento principale di questo post: Ooku di Fumi Yoshinaga (ebbene sì, Fumi è il nome e Yoshinaga il cognome). La serie in questione ormai dovrebbero conoscerla tutti, tanto se n’è parlato nei vari siti e forum grazie alle notizie che regolarmente arrivano dal Giappone (e non solo) riguardo premi vinti o trasposizioni in film. Ma c’è sempre qualcuno che magari si è perso per strada, o semplicemente se ne frega delle news dal Sol Levante e non ha perciò la più pallida idea di che cosa sia Ooku. Partiamo dal principio, ossia dall’autrice. La Yoshinaga è parecchio famosa anche in occidente per uno shoujo (Antique Bakery) e moltissimi yaoi. Posso vedere già le facce schifate dei maschi più maschi a quest’ultima rivelazione, siate fedeli e andate avanti a leggere. In realtà la bibliografia dell’autrice comprende anche seinen e josei, in pratica le manca solo lo shounen e ha portato a casa tutto il pacchetto. È una autrice a tutto tondo, con uno stile inconfondibile e particolarmente curato, specie in Ooku, la sua opera forse più impegnativa. In realtà Ooku iniziò senza troppe pretese, come una storia breve di tre capitoli su Melody (rivista josei di Hakusensha che ha ospitato anche Tom Sawyer di Shin Takahashi, per fare un esempio), ma come capitato anche a Himitsu di Reiko Shimizu, il successo del manga fu tale che si decise di farne una serie regolare. Regolare si fa per dire, visto che Ooku esce molto lentamente, al ritmo attuale di 1 volume all’anno circa. Proprio perchè i primi 3 capitoli sono stati pensati in maniera completamente a se stante, il primo volume, che si compone di questi e un quarto di raccordo, in realtà non rappresenta ciò che effettivamente è Ooku.
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